IL RESPIRO DELLA FORMA
Una grande mostra con 14 opere monumentali poste nel centro della città di Pisa, una delle quali posizionata in via Duomo, prospiciente alla torre pendente oltre a una mostra personale con 11 sculture all’interno della chiesa medioevale di Santa Maria della Spina.
Ma cos’è che mi ha spinto a mettere in scena questa grande mostra proprio a Pisa?
Pisa con la sua torre, conosciuta in tutto il mondo, può essere considerata simbolo universale di resilienza.
Questa torre, con la sua apparente instabilità, sembra rappresentare idealmente una metafora della condizione umana, con il peso della propria fragilità, sia in senso fisico che spirituale, Il mal di vivere, le nostre incoerenze, i nostri dubbi, i nostri limiti, i nostri dolori.
Una continua tendenza alla caducità, al fallimento, ma pur in una Ineluttabile pesantezza del vivere, una perseveranza a resistere, a restare su, a non cadere.
Siamo esseri con un corpo inevitabilmente destinato alla caducità e pur tuttavia riluttanti ad accettare, nella profondità del nostro intimo, il concetto di fine del tutto.
ln questo contesto, in questa realtà duale, l’unico tempo che ci è dato vivere è l’attimo presente che però scorre e non tornerà più.
In un particolare momento storico, come quello attuale, l’uomo pur “pendendo pericolosamente”, deve riuscire a trovare la forza per continuare a vivere.
Anzi forse proprio le difficoltà che stiamo attraversando possono costituire uno stimolo a riflettere e a farci crescere.
L’esposizione delinea un percorso dove si pongono domande, senza necessariamente ottenere delle risposte, domande che ci inducano alla riflessione, al guardarci dentro.
Ma perché titolare la mostra il Respiro della Forma?
Nella creazione delle mie sculture
io non procedo in modo razionale e preordinato mediante l’uso di disegni o bozzetti.
Il mio approccio al contrario è istintivo, di getto, nel tentativo di staccare la parte razionale, lavoro direttamente la cera senza disegni preparatori, mi definisco un terminale ultimo di una Energia che, passando attraverso le mie mani, realizza una co-creazione con l’artista.
Nelle mie opere il vuoto è importante quanto il pieno e anche di più, poiché è proprio nel non tangibile che risiedono le cose importanti della vita, l’essenziale è invisibile agli occhi, i sentimenti, la fede, i sogni, gli ideali non li puoi vedere o toccare fisicamente, li puoi solo vivere.
Ecco allora che la forma, esaltata dal suo movimento nello spazio, nel suo includere anche il vuoto, sembra quasi respirare e vivere.
Alla fine di tutto, forse, ci resta solo la bellezza, il respiro di una forma che gira nello spazio, l’ardire di spingersi oltre il finito, il danzare nel buio, malgrado tutto, il sentirsi sempre solo all’inizio rispetto a quello che c’è da fare, il continuare comunque a fare arte e a raccontare storie…. lasciando ad ognuno la propria personalissima risposta….
Gianfranco Meggiato